L’aquila è uccello di Odino.
E’ infatti sotto forma d’aquila che commise il furto dell’idromele, bevanda che rende l’uomo, un poeta.
Così, mentre nel primo episodio di Thorgal lo Scaldo, la presenza di Odino si manifesta con l’apparizione di una donna priva di un occhio, che gli salva la vita, ora ritorna la presenza di Odino nelle sembianze di una triade di aquile che osano rapire Aaricia, la sua amata, proprio il giorno delle loro nozze.
L’aquila nella mitologia norrena è il simbolo dell’origine di ogni ciclo, perché dall’alto vede tutto sia in termini di spazio che di tempo. Proprio mentre Aaricia dall’alto di una rupe vuole riempirsi gli occhi del suo passato per proiettarsi nel suo futuro matrimoniale con Thorgal, le aquile vengono a rapirla per condurla ancora più in alto così da mostrare a lei e il suo promesso sposo che per dare inizio alla loro unione, devono contemplare i disegni del destino da una prospettiva ancora più alta e ancora più indietro nel tempo.
Ci sono ancora troppi nodi aggrovigliati nel passato di Thorgal perché loro possano unirsi in matrimonio senza intoppi. C’è infatti un’altra bellissima donna, che lo ha aspettato per tutta la vita per diventarne la moglie. Ma lui non ne sa nulla e la ragione della loro unione ha alla base delle motivazioni puramente vincolate all’endogamia mirata a far sopravvivere una comunità che ormai si è estinta, sterminata da una malattia tanto letale, quanto misteriosa.
Scopriamo in questo albo la vera origine “extraterrestre” di Thorgal e che lui e la figlia di Slive, la regina dei mari ghiacciati, sono i due ultimi sopravvissuti del loro popolo tecnologicamente e spiritualmente più evoluto, ma rimasto per 120 anni (così afferma Slive in questa avventura) imprigionato sul nostro pianeta perché impossibilitati a riprodurre con i mezzi terrestri la tecnologia che ha permesso loro di viaggiare nello Spazio fra un pianeta e l’altro.
Ma Thorgal, probabilmente ancora più interiormente evoluto di quelle due ultime donne della sua stessa razza (Slive e la figlia) ha sempre sentito dentro di sé un richiamo forte verso una donna che provenisse da un altro retaggio culturale e genetico che non fosse il proprio. A chiudere i conti col suo passato sarà il fratello di Aaricia, che in un momento di tregua con un misterioso guerriero noto col nome di Signore delle Tre Aquile, decide di scagliare una freccia che ucciderà la figlia di Slive, una donna che si era promessa sposa a Thorgal, ma di cui né Thorgal e neppure noi lettori veniamo a scoprire il vero nome. Ciò che ci rimane in mente di lei è il suo bel viso e la folta chioma di capelli rossi. Thorgal la regge fra le braccia come se fosse una sorta di immagine ribaltata (fra maschile e femminile) della Pietà di Michelangelo.
Ma per ogni vita presa una deve essere ceduta, così per la morte della figlia di Slive, il banchetto delle aquile si compie sul corpo esangue del perfido Bjorn Gandalfson, fratello di Aaricia, che le aquile, alla festa di nozze della sorella, le avrebbe volute uccidere per puro capriccio agonistico. Le aquile sono anche l’animale simbolo del matrimonio monogamo per eccellenza. Infatti le aquile, alla morte del partner, non si accoppiano con un altro partner. Come ha detto la figlia di Slive, loro cercavano di essere come le aquile, sia simbolicamente con un’unione monogama di tipo endogamo e sia per la capacità del volo, nel loro caso nello Spazio, che dopo la caduta sul pianeta Terra, si erano trovati impossibilitati a ripetere. Proprio loro, i cui antenati provenivano dalla Terra molti millenni prima: dalle parole di Slive si può infatti dedurre che prima di divenire extraterrestri, fossero terrestri discendenti del famoso continente di Atlantide, fuggiti nello Spazio per sopravvivere alla sua distruzione di cui si ha traccia anche nei testi greci antichi fra cui quelli di Platone.
Innumerevoli altri sono gli ingredienti di questo straordinario personaggio uscito dalla penna di Jean Van Hamme, presenti in questa seconda avventura a metà fra mitologia e fantascienza, ma ve li lasciamo scoprire con la lettura. Il lavoro di Grzegorz Rosinski è sempre bello da guardare. Ogni volume ha nelle ultime pagine dell’albo un redazionale di circa 14 pagine. Alcuni dipinti ad olio presentati in questo canestro di informazioni chiamato “Sulle Orme di Thorgal – Dietro le quinte di un’opera” sono veramente eccellenti e meriterebbero di essere anche incorniciati e appesi ad una parete.
Simbolica la frase con cui Thorgal chiude questa avventura:
“Io aspiro solo alla pace e a vivere felice … sotto le stelle.”
L’ultimo Uomo delle Stelle, non le vuole raggiungere, ma ama stare con i piedi per terra sul nostro pianeta. Per lui non vi è Paradiso Perduto da cercare oltre una delle tante frontiere geografiche: il proprio Paradiso è qui e ora, e si trova dentro il suo cuore pacifico dove dimora per sempre la sua amata Aaricia.