If I ask a Mask, you’ll answer with a Swear.
Hero/Mask è un ONA (Original Net Animation), cioè un film di animazione realizzato appositamente per essere divulgato per la prima volta mediante le ormai numerose reti in internet. L’acronimo ONA si ricollega al più datato OVA (Original Video Animation) che risale già agli anni 80 (del secolo scorso) e che identificava i video di animazione realizzati appositamente per essere divulgati per la prima volta sul mercato delle reti televisive. Un ONA, dopo ovviamente aver avuto la sua prima apparizione in internet, può benissimo essere anche proiettato su qualsiasi rete televisiva. Hiroyasu Aoki, che è lo scrittore e direttore di Hero/Mask, lo ha realizzato grazie alla casa di produzione Studio Pierrot, e l’appoggio economico della produzione dello streaming service di Netflix e l’anteprima mondiale è stata diffusa il 3 dicembre 2018. La prima serie di questo anime è costituita di 15 episodi di 24 minuti cadauno. Le ispirazioni sono le più variegate e dichiarate esplicitamente.

Il protagonista “si chiama Blood, James Blood,” e dell’agente segreto al soldo dei servizi segreti inglesi, creato nel 1953 dallo scrittore britannico Ian Fleming, ha in comune il fatto di far parte di un’organizzazione investigativa, la SSC (Special Service of Crime – Servizio Speciale del Crimine) e il fatto di usare piccoli strumenti tecnologici che gli facilitano la sua professione (molto pochi a dire la verità). Nel caso di Blood (inutile dire che il cognome vorrebbe lasciare intendere che di “sangue” se ne vedrà scorrere parecchio, in contrapposizione ai molti “legami” sentimentali che l’originale Bond era in grado di stringere con molte donne affascinanti e che invece in questo anime vi scordate dato che il presente James Blood negli atteggiamenti appare come il classico studente liceale che non quaglia mai), abbiamo una sorta di lenti a contatto (o forse addirittura un impianto oculare non rimovibile) che gli consentono di collegarsi ai computer e ricevere informazioni video e sonore in tempo reale direttamente nella retina dell’occhio destro.

Poi ha dei proiettili che introducono nella persona in cui si vanno a conficcare, un dispositivo GPS che permette di rimanere costantemente sulle tracce di un fuggitivo che sia però già rimasto appunto colpito in un conflitto a fuoco. Nel primo episodio il procuratore Monica Campbell, amica e tutor di James, muore poco dopo aver ricevuto informazioni da una gola profonda che lei promette di proteggere, ma a quanto pare Monica ha fatto male i suoi conti dato che non riesce a proteggere neppure se stessa col risultato che spira fra le braccia dell’amica e collega Sarah Sinclair, apparentemente per un insufficienza cardiaca, proprio il giorno del suo compleanno (ma che sfiga – parte 1). Sarah sospetta che non sia stata una morte naturale e lo confida al capo della SSC Lennox Gallagher che avvia quindi un’indagine.

Fra i segreti che Monica ha potuto solo sfiorare c’è la realizzazione di una sorta di maschera che si modifica grazie ad una tecnologia avanzatissima concepita da scienziati pazzi e che conferisce a chi la indossa una sorta di immortalità e potenza oltre al poter cambiare la faccia come faceva Leonard Nimoy nel serial di spie degli anni 60 noto col titolo di Mission Impossible e che in anni più recenti è stato portato sul grande schermo con per protagonista l’attore Tom Cruise. Tali maschere, che sono dei pezzi di carta bianca con proprietà mutaforma incorporate, e con la capacità di modificare la struttura genetica del corpo dell’individuo che le indossa, hanno una vita propria e si piegano e spiegano, come le varie fasi di creazione di un complesso origami. Si scoprirà anche che tali maschere possono pure, con dei limiti, riportare in vita un essere umano morto da poco tempo.

A cosa possa servire tale tecnologia (a parte ovviamente la creazione della solita armata di soldati invincibili di cui non se ne vede la ragione dato che non ci sono guerre in corso) e come possa Monica essere in grado di fermare il corso della scienza al punto da essere divenuta per il cattivo di turno, un vero e proprio pericolo da dover immediatamente eliminare, non mi è del tutto chiaro. Dopo 15 puntate di sparatorie, inseguimenti, colpi di karate, spade ninja nelle mani di donne belle e letali, sempre nuovi personaggi che si fa fatica a capire come siano in relazione gli uni con gli altri, “poche idee ma molto nebulose“, insomma, su come rendere appetibile la vicenda al pubblico di fruitori di questo prodotto di animazione giapponese, finalmente il cattivo di turno, tale Steven Martland, viene scoperto grazie all’intelligenza di un certo Harry Creighton, ex poliziotto, che lo “smaschera” (è proprio il caso di dirlo) … grazie a cosa? … Grazie al fatto che ritrova una foto di un altro individuo risalente a molti anni prima e comprende (con una bella musica di sottofondo che crea il pathos giusto che lascia intendere che ha “compreso”), si insomma, comprende che il magnate della finanza Steven Martland, fondatore della Live Corporation e il tizio questa foto che risale ad una ventina di anni prima, sono la stessa persona dopo un intervento di plastica facciale, perchè entrambi gli individui hanno la stessa piccola cicatrice sul sopracciglio sinistro. 😵

Ecco … qui mi sono cadute le braccia … e non per colpa delle spade affilate delle donne ninja belle e letali, ma perchè Martland fissa l’ex poliziotto da cui è stato scoperto e gli dice: “Solo un uomo della sua intelligenza poteva arrivare a fare questa scoperta!” Ma vi pare? Solo un uomo della sua intelligenza? Beh, certo, solo un potentissimo cattivo idiota ed inetto può pagare un chirurgo plastico facciale, per farsi alterare il volto, ma si fa fare tutto questo conservando sul sopracciglio il medesimo taglio verticale. Tutti vanno dal chirurgo plastico per farsi togliere le cicatrici dalla faccia e Steve Martland si fa invece “togliere la faccia dalla cicatrice“?. A parte queste perle di saggezza da parte del soggettista e sceneggiatore della serie, il primo episodio è del tutto godibile proprio perché buttano molta carne al fuoco e si immagina che col tempo la sappiano grigliare a dovere (ma non sarà così) e le maschere compaiono in molti modi e in molte modalità. Per esempio l’episodio pilota inizia con una bella processione festosa (che non si capisce a dire il vero a cosa faccia riferimento) in cui tutti per le strade indossano la famosa maschera dell’Anonymous che divenne nota con la altrettanto famosa graphic-novel di Alan Moore dal titolo V for Vendetta che venne poi portata sul grande schermo con titolo omonimo e l’interpretazione di Hugo Weaving e Natalie Portman.
Ci sono forse troppe imprecazioni nell’originale giapponese, che però sono state tradotte in modo soft nel doppiaggio italiano. Il doppiaggio italiano è inoltre più pregevole sia per l’ottima costruzione dei dialoghi che invece nella versione giapponese appare meno incisiva, oltre al fatto che le voci dei doppiatori italiani rendono meglio la differenza espressiva dei diversi personaggi maschili che invece, al contrario, viene del tutto appiattita e resa indistinguibile con il lavoro dei doppiatori maschi giapponesi che sembrano essere sempre lo stesso unico doppiatore che interpreta più ruoli allo stesso tempo.

Mi viene infine nostalgia per come l’idea della maschere è invece stata brillantemente usata nella 17esima puntata di fantascienza della settima stagione del Serial STNG – Star Trek Next Generation; dal titolo (guarda caso): Masks. In questo episodio l’equipaggio dell’Enterprise entra in contatto con una antica astronave i cui costruttori non esistono più, ma che si manifestano attraverso la loro cultura delle maschere che grazie ad un sofisticato dispositivo non diverso da una sorta di combinazione della sala ologrammi e i replicatori di materia che si impossessano dell’Enterprise ed installano nei suoi computer il loro sistema operativo alterando la struttura dell’Enterprise fin nelle sue parti costitutive; e l’androide Data rivestirà i panni di Masaka e il Capitano Jean Luc Picard rivestirà i panni di Korgano, nemesi e allo stesso tempo innamorato di Masaka. Quindi l’idea che questo popolo, che ha elevato le maschere e la narrazione leggendaria su di esse che le rende personaggi reali, a suo credo religioso e allo stessto tempo scientifico, massimo, al punto che l’intera nave stellare Enterprise indossa una maschera che la modifica nell’aspetto e nelle sue funzionalità è stata gestita secondo me molto bene. Il fatto che l’androide Data impersonerà; continuando a cambiare faccia, timbro di voce e capacità espressiva (un grande Brent Spiner); che impersonerà un’intero popolo di razza aliena, è stato reso anch’esso del tutto credibile e coerente.

Giusto per darvi un’altro saggio sul tipo di trame che sono state al contrario ideate per Hero/Mask: in una delle ultime puntate della serie, la moglie (di cui non ricordo il nome) di un poliziotto (di cui non ricordo il nome) e che lavora come cassiera in una banca, in seguito ad una rapina, a causa dell’esplosione di un ordigno lasciato nella banca da uno dei ladri, la donna muore un istante dopo aver augurato telefonicamente al marito “buon anniversario” di matrimonio (che sfiga – parte 2). Se al signor Hiroyasu Aoki è successo qualcosa di brutto ad un compleanno o un anniversario di matrimonio, ha tutta la mia comprensione, ma se non è così (e non vorrei fare psicologia spicciola) mi viene da pensare che ha sicuramente un inconscio risentimento ed invidia nei confronti di tutti coloro che celebrano dei festeggiamenti.
Concludo dichiarando che la colonna sonora con i titoli di testa della serie, è molto ben fatta. Un complesso origami che si piega e spiega in un crescendo musicale che fa montare l’aspettativa dello spettatore (come uno strumento a molla) su quello che sta per scoprire nel corso della puntata che si appresta a vedere. Ecco, avete mai visto quei bambini che caricano la macchinina a molla e poi molto sadicamente la posizionano e la lasciano andare sulla superficie di un tavolo anziché sul pavimento? Che fine fa la macchinina quando termina la superficie del tavolo? Ecco, questo è il gioco che gli autori di Hero/Mask si sono divertiti a giocare con gli spettatori. E per parafrasare James Blood mentre volo giù dal bordo del tavolo, proferisco il suo frequente <<糞>>.