Zagor, (ancora) li Turchi!

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Ogni promessa è debito: dopo aver recensito il primo film turco dello Spirito con la Scure, Zagor kara korsanin’in Hazineleri – recensione alla quale rimando per le considerazioni generali sull’argomento – avevo promesso che, appena possibile, mi sarei dedicato anche al secondo film made in Turchia, girato nel 1971 come il precedente… ed ecco qua “Zagor kara bela” (titolo traducibile in Zagor e il pericolo nero), direttamente dal DVD “ufficiale” che Moreno Burattini mi ha gentilmente procurato.

Stesso cast…

La trama del film prende spunto da due classiche avventure firmate Nolitta/Ferri: “L’avvoltoio” e “Satko“. La prima era apparsa nei numeri 22 e 23 della serie mensile, mentre la seconda era stata pubblicata nei numeri 45 e 46. Il regista (Nisan Hançer) è lo stesso e soprattutto sono confermati i due protagonisti principali, Levent Çakir nel ruolo di Zagor e Nevzat Açikgöz in quello di José Maria Heredia Martinez Caytanoz Fernando Gonzales Lopez… Come dite? Cico dovrebbe chiamarsi Felipe Cayetano eccetera eccetera? Beh, sì, ma anche stavolta alcuni canoni zagoriani sono ben poco rispettati…

Dalla faccia, il Sindaco sta pensando “Ma che stai a dì?!?”

Nel cast vengono inoltre riciclati, oltre a diversi altri attori in ruoli minori, la prosperosa Ece Cansel – stavolta in panni molto più castigati visto che è Linda, la fidanzata di Satko – e Nuri Kirgeç, cioè l’attore che impersonava Digging Bill, stavolta nel ruolo del tenente Blackwell – con addirittura un inside joke (di cui parleremo in seguito) che strizza l’occhio agli spettatori del primo film.

…stessi difetti (anzi, di più)

Girato “in economia” un mese dopo il film precedente, questo Pericolo nero ne presenta esattamente gli stessi difetti. Non ci credete? Beh, facciamo un parallelo e controlliamo via via le varie voci dell’elenco:

  • In generale, mancata caratterizzazione del mondo zagoriano. A parte il nome di Cico, inutilmente modificato, Zagor continua a:
    • NON vivere in una palude
    • NON volteggiare sulle liane
    • NON urlare (nel primo film, Zagor lo faceva soltanto due volte e in modo opinabile: qui fa molto peggio, infatti non urla “Ayaaaakk” nemmeno una volta…)
    • Inoltre, lancia la scure soltanto UNA volta in tutto il film…
  • Povertà della messa in scena, con armi inadeguate e scenografie molto discutibili (si veda qui sotto il quartier generale dei soldati: non dico che dovessero costruire un intero forte, ma magari era auspicabile qualcosa in più di queste catapecchie…).
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  • Coreografia raffazzonata delle scene di lotta: anche stavolta, si susseguono le zuffe disordinate finché Zagor non comincia a fare capriole e piroette varie, senza mai usare la scure o la pistola (in particolare, nell’interminabile scontro tra soldati e falsi indiani). Inoltre, si nota una maggiore sciatteria in alcune scene in campo lungo, spesso fuori fuoco.
  • Inserimento forzato di un intermezzo un po’ “boccaccesco”: visto che Ece Cansel, stavolta, è casta e pura, viene inserito il balletto simil-flamenco (compreso di nacchere) di una procace signorina alla quale, per buona misura, viene strappata la gonna – così Cico può strabuzzare gli occhi anche stavolta.

    E con questo mandiamo il pubblico a casa contento…

Insomma, niente di nuovo rispetto al film precedente che però, almeno, presentava una sceneggiatura abbastanza fluida con l’inserimento azzeccato del personaggio Piedenero. Non nascondo che ero curioso di vedere come erano state utilizzate le due storie nolittiane, il cui unico punto di contatto era la presenza di un personaggio mascherato…

Una miscela poco azzeccata

Purtroppo, le due trame non sono state ben amalgamate. Se l’inizio ci mostra subito l’Avvoltoio – anzi (non ridete) “Fantasmo Sanguioso“, come viene chiamato nei sottotitoli, refusi compresi… – impegnato nella sua “missione” vendicativa contro gli indiani, ben presto il nucleo della storia si sposta sull’indiano/avvocato Satko e sulla sua storia d’amore con Linda, qui figlia di un colonnello dell’esercito (e non di un facoltoso possidente come nel fumetto). Nel frattempo si scopre che il cattivo incappucciato, oltre a uccidere gli indiani – e a tentare di uccidere Satko – deruba continuamente i carichi d’oro di tale Maligan, proprietario delle miniere della zona, spesso facendosi aiutare da alcuni sbandati travestiti da indiani e capeggiati dal personaggio del “Sindaco” (che nei sottotitoli diventa “Governatore“). Siccome Maligan è piuttosto aitante e zoppica dalla gamba destra, mentre “Fantasmo” (…) è più snello e si muove agilmente, lo spettatore viene portato a ipotizzare che l’ incappucciato possa essere il socio di Maligan (citato, quasi di sfuggita, intorno al 45° minuto), anche perché sarebbe piuttosto incomprensibile che il proprietario delle miniere derubasse se stesso e uccidesse i suoi uomini… E invece, dopo un’ultima, interminabile zuffa con Zagor, si scopre che sotto la maschera c’è proprio Maligan, e l’unica spiegazione ipotizzabile è che servendosi di falsi indiani voglia incolparli dei furti e convincere l’esercito a sterminarli tutti. Spiegazione solo ipotizzabile, ripeto, visto che non viene assolutamente esplicitata.

Sottotitoli? Anche qui, di male in peggio…

Possibile che si potesse far peggio degli svarioni presenti nei sottotitoli “amatoriali” del primo film, con continui errori di grammatica, di grafia, di accordi genere/numero e altre nefandezze varie? Ma no, pensavo, calcolando che questo è un DVD ufficiale… E invece, via via che la proiezione avanzava, nel mio animo di traduttore cresceva lo sconforto. Sono arrivato a rimpiangere che la traduzione non sia stata data in pasto a Google Translate, che avrebbe senz’altro fatto un lavoro migliore, prova ne sia la grafia perennemente sbagliata del “cattivo” (“Fantasmo Sanguioso” ma talvolta anche “Famtasmo”, “Fantoma”, “Sangioso” eccetera…).
In alcune sequenze poi, non si capisce LETTERALMENTE di cosa i personaggi stiano parlando:

Zagor, per sventare l’agguato nel canyon: “Gli uomini di Famtasmo Sangioso con vestiti indiani sono nel retro della tessera” (DOVE?!?)

Il Colonnello: “Penso che ci voglia andare del sud, non con la via della tessera” (e dagli)

Lo spettatore occasionale rimane basito, ma anche chi conosce perfettamente la trama si chiede inevitabilmente quale possa essere l’equivoco linguistico alla base della parola “tessera”…

Naturalmente, con queste premesse è impossibile aspettarsi che il registro resti uniforme e non scivoli spesso e volentieri nel grottesco, con notevoli cadute di stile (eufemismo):

Scusate i francesismi

Un film “povero ma onesto”, comunque imperdibile per l’appassionato zagoriano, diventa così – involontariamente – un monumento al trash degno di visione e commenti caustici in compagnia, magari intorno a una frittatona di cipolle, Peroni ghiacciata e rutto libero, con la vetta toccata dalla canzoncina del Sindaco/Governatore: sfido CHIUNQUE a cercare di capirne il senso!

… come fosse antani. Con scappellamento a destra
Concludendo…

Che dire? Se, tutto sommato, ero sopravvissuto discretamente ai 78 minuti del “Pirata Nero”, i 74 minuti di questo secondo film hanno messo a dura prova la mia passione per Zagor: alla mancata caratterizzazione e ai difetti già presenti nel primo film, si sono aggiunti una trama confusa e soprattutto il problema dei sottotitoli… L’unico momento che mi ha strappato un sorriso (e non un sogghigno o un “Maddài!!!”) è costituito da questo inside joke, in occasione del primo incontro tra Cico e il Tenente Blackwell – pur sorvolando sull’ennesimo, delirante nome assegnato a Digging Bill (al confronto, lo “Zappatore” del primo film è quasi azzeccato…):

Peccato che il sorriso sia durato pochi secondi, il tempo di “leggere” la risposta del Tenente:

“Si, ho un cugino chi è difetto mentale. Sempre cerca Tesoro.”

Cico si mette a ridere a crepapelle, sotto lo sguardo sconfortato del Tenente. Lo stesso sconforto che è affiorato nel sottoscritto…

PS: durante le mie ricerche su questi film, mi sono imbattuto anche nel film turco del Comandante Mark, ma se errare è umano, perseverare è diabolico… quindi passo la mano a qualcuno più coraggioso di me!

Marco Gremignai

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